Agosto 2002.

Mentre me ne sto pacificamente bivaccata sul divano-letto di un appartamento a Jesolandia, durante una di quelle mie odiatissime vacanze, su Mtv parte il video di “XDONO”.

Mio papà e mia sorella alzano le antenne: sulle loro fronti lampeggia una scritta a caratteri cubitali, ossia “X FACTOR”.

Questo talentuoso ragazzo di Latina io l’avevo scoperto alcuni mesi prima (capita spesso che io finisca con l’essere la Maionchi della situazione: è successo, in seguito, anche con Justin Bibier e con Fabrizio Moro.) sempre su Mtv: detto sinceramente, non mi ricordo più che cosa mi avesse colpito ma ricordo perfettamente che dentro di me mi ero detta: “Sono sicura che questo esordiente farà strada.”

Io ho, dalla mia, losche capacità profetiche e Tiziano Ferro ha, dalla sua, un grande talento.

E’ passato molto tempo da quell’agosto del 2002, sono successe molte cose: la repressione affettiva di cui Tiziano soffriva è diventata un liberatorio coming out. Anche i testi delle sue canzoni ne hanno risentito (positivamente): nelle sue parole si scorgono i risultati di un percorso profondo di autoanalisi, un cammino fatto di rovinose cadute e di faticosi tentativi per rialzarsi.

Io posso capirlo bene uno come Tiziano, io sento che lui mi capisce perfettamente: molto spesso io e mia sorella ci divertiamo a parlarne come se fosse nostro fratello (cosa che, in tempi andati, facevamo anche con John Lennon), ci concentriamo ad analizzarne i testi che non sono solo belli e nemmeno solo poetici: sono veri.

I testi di Tiziano Ferro sanguinano.

Dopo la dichiarazione di omosessualità sembrava che tutto per lui stesse prendendo il verso giusto: ero triste e felice insieme. Felice perché lo ammiro, gli voglio bene e vorrei che potesse trovare la pace, triste perché temevo per il suo talento, temevo che lasciandosi alle spalle la tristezza avrebbe iniziato a parlare una lingua diversa, una lingua che non avrei capito.

Invece, le canzoni contenute all’interno de“L’amore è una cosa semplice” sono allo stesso livello (secondo me, altissimo) di sempre.

Purtroppo, però, la felicità per Tiziano non è durata a lungo.

Le malelingue vociferano che l’intossicazione alimentare di cui Tiziano è stato vittima il 28 ottobre scorso sia stata, in realtà, un’intossicazione da farmaci determinata dalla fine dell’amore con il compagno.

Non stento a credere a queste voci: la felicità non dura mai a lungo, soprattutto, se l’unica fonte di quest’ultima è l’amore per un’altra persona.

Spero con tutto il cuore che Tiziano possa tornare sereno e al più presto.

Detto questo, mi piacerebbe spiegare con i fatti ai detrattori di Tiziano Ferro (per lo più omofobi oppure stupidi Indieani che sono la copia identica uno dell’altro e che ascoltano canzoni che sono la copia identica una dell’altra o, infine, anacronistici melomani, sudici metallari o ritardati mentali) che cosa si stanno perdendo.

Attraverso alcune significative citazioni dalle sue canzoni vi spiegherò il Ferro Pensiero (che è il mio, ERGO…):

“Ho combattuto il silenzio parlandogli addosso.

E levigato la tua assenza solo con le mie braccia.

E più mi vorrai e meno mi vedrai

e meno mi vorrai e più sarò con te.” (da “Sere Nere”)

Ricordatevi che le canzoni di Tiziano Ferro raggiungono l’acme poetico nella loro parte centrale. Qui le parole si spiegano da sole: gli amori non corrisposti sono un’onanistica lotta contro il Signor Nessuno che è un po’ chi amiamo e un po’ solo noi stessi.

“E ti diranno che non sei lo stesso

perché non sanno riconoscerti.

E ti diranno che sei meno dolce

perché l’amore sa nascondersi.” (da “111”)

Tiziano è uno a cui un giorno è stato detto: “Sei bravo ma devi dimagrire trenta chili per poter avere un contratto con noi.”

Lascio a voi le considerazioni su quanto un approccio del genere abbia potuto infierire sull’autostima di un ragazzo. Un ragazzo con un sogno oltretutto.

La corazza è una protezione valida ma non si limita solo a difenderci: molto spesso ci nasconde anche da chi amiamo.

“Ricorderò

la paura che

che bagnava i miei occhi

ma dimenticarti

non era possibile.

E ricorderai la paura che

ho sperato provassi

provandola io

che tutto veloce nasca

e veloce finisca.” (da “La paura che”)

Vi è mai capitato di innamorarvi di qualcuno (ovviamente non ricambiati), magari all’ultimo anno di liceo, oppure anche all’università, magari poco prima delle vacanze di Natale.

Ecco quella cosa lì, quel “chiummo” lì, è tutto in queste frasi.

“Ho collezionato esperienze da giganti.

Ho collezionato figuracce e figuranti.

Ho passato tanti anni in una gabbia d’ oro,

sì, forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero.” (da “E fuori è buio”)

Questa è la frase che compare come presentazione di Tiziano anche su Wikipedia.

La gabbia d’oro è quella del successo, della notorietà che è una gabbia perché è costruita sulla menzogna, sulla bugia di vendersi per quello che non si è, di regalare un’immagine che non ci corrisponde e di doverla rispettare ad ogni costo, di dover essere costantemente il proprio personaggio.

“Sono passati dei mesi

e l’esperienza non provoca cambi

che ad avvicinarci nel tempo

ormai sono i danni, non sono più gli anni

la vita che passa e va via

vivendola meglio mi vendicherò.” (da “Fotografie della tua assenza”)

Con “Alla mia età” si affaccia la speranza nei testi: l’amore resta sempre illuso e, poi, deluso ma, ora, la sconfitta è tramutata nella fiducia in una vittoria postuma.

“e il viso triste sopra ogni dubbio

non lo nascondo

e se lo faccio sbaglio.

Io sbaglio.” (da “Fotografie della tua assenza”)

Questa frase mi piace molto perché è un messaggio importante: contro questa società che ci impone le nostre maschere, contro l’ipocrisia delle relazioni interpersonali, contro noi stessi, e la nostra sbagliata concezione del vivere che ci porta a fondare il nostro valore sui giudizi degli altri.

“È assurdo pensare che a volte le cose

non vadano bene e vadano rese

È assurdo pensare che giunti a un traguardo

neanche ci arrivi e diventa un ricordo.

È assurdo pensare ma è lecito farlo

e son meno triste se almeno ti parlo

e invento momenti, abbracci e consigli,

immagino storie, le noie gli abbagli

che avrei calcolato se fossi capace,

che solo provando a fare meglio

mi renderai felice.” (da “Assurdo pensare”)

Il mio modo di ragionare per estremi mi ha spesso portato a pensare che un obiettivo, una volta raggiunto, si svuoti completamente di significato.

Spesso mi è successo lo stesso con le persone: molto spesso ho lasciato che avesse un peso solo chi mi ha respinto, i famosi traguardi irraggiungibili.

E’ un modo sbagliato che porta solo tanta, tanta sofferenza con sé e Tiziano se n’era accorto molto prima di me.

“E non vuoi nessun errore

però vuoi vivere

perché chi non vive lascia

il segno del più grande errore.” ( da “Scivoli di nuovo”)

Come ho già detto oggi, molto spesso si confonde l’errore con la verità.

Ma chi dice la verità non sbaglia mai e, comunque, chi non corre il rischio di sbagliare non vive.

A voi la scelta, anzi, a me la scelta.

“Hai bisogno, hai bisogno di esser triste

Lo vuoi tu però l’errore non esiste

Esiste solo quando è sera.

Sbaglia solo chi voleva.” (da “La paura non esiste”)

Sulla frase “sbaglia solo chi voleva” ho perso una mattina: in effetti, ragionando bene, l’errore davvero non esiste. E’ un’idea arbitraria: quindi, gli errori che ci rinfacciamo sono solo le nostre volontà più segrete camuffate da debolezze.

“Magari io sapessi perdere

senza mai dovermi arrendere.” (da “La paura non esiste”)

Qualche volta perdere è necessario. Forse non è bello ma è utile, a dir poco inevitabile, forse giusto. Ma le perdite che comportano una sconfitta, una resa sono insuccessi che compromettono la nostra autostima.

Eppure come poter riuscire a perdere senza uscirne sconfitti?

“E stavo attento a non amare prima di incontrarti.

E confondevo la mia vita con quella degli altri.

Non voglio farmi più del male adesso.” (da “Il regalo più grande”)

Il non-amore e la confusione tra Io e Altri creano sofferenza: sono i coltelli con cui ci tagliamo più spesso. Molto affilati.

“Ripenserai ancora

a quanto il niente tuo

per me fu tutto

e per sempre ho perso un pezzo di me.” (da “Troppo buono”)

Io sono dell’idea che si possano avere molti amori, molte storie ma che averle ridurrà il nostro cuore ad un misero boccone di carne.

Purtroppo succede: si dà quel che si pensa di poter dare a qualcuno e, poi, non si torna mai più indietro, non si chiede la restituzione di quel che si è donato.

Per questo è necessario stare attenti e ricordarsi che, nonostante ci sia sempre in una coppia, anche solo di amici, uno che ama di più dell’altro, sarebbe intelligente essere sempre quello che l’esubero lo subisce.

“La neve cade e cade pure il mondo

anche se non è freddo adesso quello che sento e ricordati, ricordami:

tutto questo coraggio non è neve.

E non si scioglie mai, neanche se deve.” (da “L’ultima notte al mondo”)

Un bellissimo inno all’autostima e alla forza di poter essere quello che si è senza temere le conseguenze.

“Non darsi modo di star bene senza eccezione,

crollare davanti a tutti e poi sorridere.

Amare non è un privilegio, è solo abilità,

è ridere di ogni problema… mentre chi odia trema.” (da “L’ultima notte al mondo”)

(anche se io continuo a pensare che l’amore sia un privilegio di quelli che possiedono la specifica abilità di saper amare. Non trovate?)

“L’amore è una cosa semplice” (da “Indovina un po’?”)

E’ una cosa semplice perché o nasce o non nasce. E’ una cosa semplice perché se c’è non ha bisogno di niente per crescere, supera le avversità, il destino, la lontananza, le tragedie, la morte stessa.

Il problema rimane per quando non c’è.
Un problema per cui, ahimè, non esiste una soluzione univoca.