Sono molto sensibile al bullismo. Bullismo di tutti i tipi, certo, ma mi spaventa soprattutto quello cyber perché, al giorno d’oggi, è il più potente ed ha un  impatto devastante sulla vita di chi lo subisce.

Tiziana Cantone aveva soltanto 33 anni.

Il 13 settembre scorso si è tolta la vita a causa dell’ormai tristemente famoso fenomeno del RevengePorn: lo stupro virtuale che ancora non viene considerato un reato.

Io ti invio una mia foto hot, privata, intima, una foto che nasce dall’intesa tra due persone e perché no, dalla voglia di giocare, di conoscersi, una foto che è un atto di fiducia estrema, una foto che è un segreto e deve rimanere tale ma succede che diventa di dominio pubblico, diventa virale. Percorre il web, viene intercettata da siti pornografici, da piattaforme on-line di condivisione di contenuti erotici, certe volte, gira di whatsapp in whatsapp e tu, tu non sei più un individuo, diventi solo quella foto che ti ritrae nuda, in pose provocanti, che ti ritrae nella tua intimità.

Tiziana si era ritrovata protagonista di un meccanismo di cui non voleva far parte, si era, con suo immenso stupore e vergogna, cercata in internet e aveva trovato i suoi video in siti porno, catalogata, sbeffeggiata, usata per il piacere sessuale di migliaia di individui, usata punto.

Aveva denunciato tutto alla procura di Napoli, Tiziana, aveva cominciato a soffrire di depressione e attacchi di panico, era andata in cura da uno psichiatra ma non è bastato.

Tiziana era forte o forse debole, chi lo sa, nessuno la conosce di noi che ne parliamo, nessuno sa se si possa davvero sopravvivere alla sfacelo totale della propria privacy, della propria intimità, nessuno sa se davanti al tradimento di tutta la nostra fiducia si possa ricominciare a pensare di poterla dare ancora a qualcuno e, soprattutto, se si possa vivere senza credere in niente e nessuno ma quello che so di Tiziana è solo che aveva ragione a denunciare, a lottare per i propri diritti.

Quante Tiziane esistono in questo momento al mondo? Quante ragazze stanno inviando foto osé al proprio ragazzo e finiranno vittima di RevengePorn? Tantissime. Per lo più ignare, per lo più incoscienti ma comunque libere di fare del loro corpo quello che desiderano. Gli altri non possono fare lo stesso, però. Mio è il corpo, non tuo. Non puoi fare quello che vuoi con il mio corpo, non può essere lecito questo. Questo è stupro. Virtuale o reale lo stupro è sempre la cosa peggiore che possa capitare ad una donna perché la priva della sua dignità, la riduce ad oggetto sessuale e abbiamo lottato anni per non essere più solo oggetti, lo stupro ci riporta indietro secoli, ci ricaccia nel buio degli anni oscuri del maschilismo imperante, ci uccide come donne, come esseri umani.

Io scrivo queste parole ed il mio è un tributo a Tiziana che voglio immaginare come una donna libera, una donna che anche io vorrei essere, e voglio chiudere la bocca a chi l’ha definita una troia, una che se l’è cercata, una che doveva vergognarsi e che ha fatto bene a suicidarsi. Voglio chiudere tutte queste bocche che non sanno quello che dicono, dire loro che Tiziana è morta anche per loro, per i loro “mai mi sarebbe potuto capitare”, per la solidarietà tra donne che non esiste, non c’è, è un’utopia, per la pietà che nella nostra società è morta ma, soprattutto, per quelle lotte che le nostre ave hanno combattuto per noi e che ora si sgretolano davanti alla nostra incapacità di empatizzare con Tiziana, di dare la colpa a chi ce l’ha davvero in questa storia.

Non è stata Tiziana a sbagliare ma chi l’ha tradita, chi ha diffuso le sue foto, chi si è divertito sulla sua pelle.

Tutto questo io lo dico pensando a tutte le donne che conosco: io non vi dico “non inviate foto”, “non amate il sesso”, “non fatevi filmare”, io vi dico tutelatevi dagli uomini, tutelatevi dai mostri. Ma siate libere sempre, non lasciamo che ci fermino, mai. Libere sempre, puttane mai.