“Misery” è uno dei romanzi più celebri del grande scrittore Stephen King e, leggendolo, non è difficile capire perché venga definito il re dell’orrore.
Iniziamo da oggi una bella rassegna che ci condurrà in un viaggio oserei dire molto orrorifico ma assolutamente molto soddisfacente per il nostro palato un po’ sofisticato…
LaPersonaggia è sempre un po’ pazza e da pochi giorni ha deciso di leggere tutta tutta la bibliografia di Stephen King (per il momento ho deciso di leggere tutti i romanzi definibili come tali, in un secondo momento penserò cosa fare delle raccolte di racconti e dei saggi).
Sono partita da “Carrie” e mi sono innamorata, ebbene sì mi sono definitivamente innamorata dello stile di Stephen King: la storia della giovane ragazza bullizzata che si “vendica” con tutta la veemenza dei suoi poteri paranormali mi ha spiazzato.
E pensare che il caro vecchio zio aveva buttato “Carrie” nel cestino e se lo possiamo leggere dobbiamo ringraziare solamente la sua dolce mogliettina che lo recuperò e convinse lo scrittore a pubblicarlo. E meno male, meno male per noi lettori!
Così, insomma, dopo essermi un po’ depressa e un po’ spaventata con la storia di Carrie ho deciso di fare un salto temporale non indifferente e dal 1974 sono piombata nel 1987, anno di pubblicazione di “Misery”.
Molti ricorderanno questo libro anche senza averlo letto perché il film tratto da esso ha sempre riscosso moltissimo successo, anche grazie alla magistrale interpretazione di Kathy Bates.
Io, però, l’ho letto. Sono stati pochissimi giorni (perché è un romanzo che si beve) di terrore puro. Molto spesso ho dovuto fermarmi perchè l’ansia era così tanta che non riuscivo proprio a proseguire.
Ma, andiamo con ordine, parliamo della trama:
Paul Sheldon è uno scrittore abbastanza famoso in tutta America per la sua saga ottocentesca che ha per protagonista Misery, la nobildonna bellissima, coraggiosa e, ovviamente, piena di sventure e di innamorati.
Paul è convinto che i suoi libri buoni siano ben altri, anzi, soprattutto l’ultimo “Bolidi” gli sembra un gran bel capolavoro: gira con l’unica copia del manoscritto e si riempie di Dom Perignon per festeggiare.
Si mette in macchina anche se è prevista una bufera terribile e un po’ ubriaco un po’ sfortunato ha un brutto incidente.
A salvarlo, però, non arriva l’ambulanza e nemmeno un elicottero bensì Annie Wilkes: essendo un donnone robusto, lo ha trascinato nel suo vecchio fuoristrada e se lo è portato a casa, nutrendolo con fleboclisi e steccandogli le gambe ridotte male a causa dell’urto.
Questo perché Annie ha scoperto una cosa: Paul Sheldon è il “padre” di Misery, lo scrittore che lei ama e di cui è l’ammiratrice numero uno.
Solo che Annie non è solo una divoratrice di bestsellers, è anche una psicopatica che vuole tenere prigioniero lo scrittore almeno finché, dopo averla fatta morire nell’ultimo tomo, non si deciderà a resuscitare Misery e a scrivere così l’ultimo capitolo della storia solo per lei.
La trama in soldoni è questa ma il romanzo è un vero e proprio viaggio negli inferi della mente di Paul: più di una volta mi sono soffermata a chiedermi cosa avrei fatto e pensato io in una tale situazione e non sono riuscita a darmi risposta.
Probabilmente non mi sarei limitata a “pensare” metodi per venirne fuori ma avrei tentato in extremis di strozzare “la sporca burba” di Annie…
Certo, le condizioni di Paul non erano proprio il massimo e, infatti, nell’epilogo mi ha colpito molto come viene descritto il suo corpo, emaciato, pelle ossa…insomma, malato! Talmente malato che lui a fatica riesce a pronunciare frasi di senso compiuto senza piangere o singhiozzare…
Ma non voglio ovviamente svelarvi tutto il finale: sicuramente, però, avevo l’idea fin dall’inizio che sarebbe finito bene ma ero curiosissima di vedere come si sarebbe potuto vivere dopo l’esperienza con Annie Wilkes e devo dire che lo zio ha soddisfatto la mia sete di conoscenza ritraendo un uomo-ombra, traumatizzato a vita…
I personaggi in questo libro sono me-ra-vi-gli-o-sa-men-te descritti: l’introspezione di Paul raggiunge momenti di lirismo assoluto e momenti così divertenti che ho riso davvero ad alta voce (e credetemi, a me non capitano mai queste cose), sì, perchè Paul riesce ad essere ironico anche nella più profonda delle disgrazie…Mentre Annie è la quintessenza del MALE: paranoica, depressa, sadica, malvagia, in poche parole, PAZZA…la scena della scure rimarrà per un bel po’ nei miei incubi più neri.
E in tutto questo pensare e riascoltare dentro di me le sensazioni che mi ha dato questo libro, mi sono anche chiesta: potrebbe succedere davvero? Oppure è solo il vaneggiamento di uno scrittore horror? Mi sono risposta che la trama è originale ma non inverosimile e che si nota la cura nei dettagli (il nome dei farmaci, l’analisi delle crisi di Annie dal punto di vista psicologico, etc) e tutta questa maniacale precisione riesce a scaturire in chi legge un’empatia vivida, quasi dolorosa con Paul Sheldon e un odio oscuro verso la DEA Annie Wilkes.
E adesso? Adesso mi sento orfana, terribilmente monca…Mi manca Paul, mi ha fatto compagnia con i suoi pensieri astrusi per giorni e ora non riesco a levarmelo dalla mente, come un buon amico che sia sparito improvvisamente…
Ma sono pronta ad ulteriori avventure e già sul mio comodino, sopra la pila della vergogna, giace “L’ombra dello scorpione” che sarà la mia prossima lettura kinghiana…Fatemi gli in bocca al lupo perchè è un tomo grossissimo e io ho già l’ansia!
E a voi piace Stephen King? Vi va di farmi compagnia in questa challenge dell’horror? Mi sono data come massimo tempo raggiungibile la fine del 2023…Certo, la vastità della bibliografia non aiuta e nemmeno la voluminosità dei romanzi, aiuto!
Stay tuned!
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Scheda libro
Titolo: Misery
Autore: Stephen King
Anno di pubblicazione: 1987
Casa editrice: Sperling Paperback
Numero pagine: 383
Voto finale: 5/5