“Le notti di Salem” è il secondo romanzo in ordine cronologico del Re. Il re dell’orrore omaggia Bram Stoker con una storia di vampiri.
Ed eccoci arrivati al secondo capitolo della Stephen King Challenge, sfida assolutamente cronologica perché solo in questo ordine devono venire letti i libri dello Zio (talmente densi di riferimenti da essere tutti collegati fra loro).
“Le notti di Salem”, (titolo originale ‘Salem’s Lot) è la seconda opera edita di King, pubblicata nel 1975 che arrivò a vendere tre milioni di copie in edizione tascabile.
Salem’s Lot, definita dai suoi abitanti semplicemente il Lot, è una piccola cittadina semi-rurale del Maine, ovviamente immaginaria, dove lo scrittore Ben Mears si ritrova a vivere dopo 25 anni di lontananza, per fare pace con il suo passato e scrivere un romanzo evocativo su Casa Marsten, la magione diroccata che incombe sul paesino che era stata, molto tempo prima, teatro di un terribile omicidio-suicidio.
Ben, che si ritrova a vivere in una piccola pensione, conosce Susan Norton, una giovane donna fresca di laurea della quale s’innamora e Matt Burke, un anziano professore del liceo molto intelligente con cui lega fin da subito, nonostante la differenza d’età. Questi legami saranno importantissimi nel momento in cui verrà a galla una verità sconcertante e incredibile: la cittadina è sotto il giogo di Barlow e Straker, rispettivamente losco uomo d’affari e suo fido aiutante, che arrivati nel Lot sotto mentite spoglie, fingendo di aprire un negozio di chincaglierie antiche, si sono stabiliti a Casa Marsten e stanno portando avanti un terribile piano. Barlow, infatti, è un vampiro e ogni notte contagia o uccide una nuova vittima: partendo dai giovani Glick, la sua sete non si ferma e sta cominciando a distruggere l’intera cittadina.
Ben, dopo un momento di confusione e non accettazione della realtà, si unisce a Matt, il dottor Cody, Susan, il piccolo ma furbissimo Mark Petrie e a padre Callahan per sgominare il crudele vampiro e portare in salvo Jerusalem’s Lot dalla fine a cui sta andando incontro.
Non vi dico di certo chi la spunterà alla fine ma quel che posso, invece, dirvi è che per capire che il romanzo trattava di vampiri e iniziare ad entrare nel cuore della questione ci sono volute almeno 230 pagine.
Ok, le partenze lente di King sono rinomate ma per una come me che non legge le trame e non si infligge nessun tipo di spoiler quando si approccia ad un libro, questo andamento a lumaca è risultato abbastanza pesante.
Mai quanto, però, la sequela infinita di personaggi secondari, con i loro stupidi nomi americani impossibili da ricordare che affollano il romanzo, condendolo di sottotrame che, secondo me, lasciano il tempo che trovano soprattutto perchè è davvero impossibile focalizzare chi fa cosa e perchè.
Sarà probabilmente un mio problema ma, secondo me, inserire settantordici personaggi in due righe e poi riprendere a distanza di pagine le loro vicissitudini senza nemmeno darsi briga di ri-presentarli è un difetto abbastanza evidente.
Mi sono dovuta, ad un certo punto, costringere a fare mente locale e provare a memorizzare il più possibile i vari Larry, Mabel, Vernon e chi più ne ha più ne metta.
Nel complesso, però, la storia è ben costruita e anche abbastanza realistica pur virando nel totale paranormal: le incertezze di Ben, Susan e compagnia di fronte alla stravolgente verità dell’entità vampiresca sono assolutamente credibili e le ho apprezzate molto.
Il giovane Mark Petrie, inoltre, è un personaggio fortissimo con la sua logica e razionalità bambinesca e dimostra quanto King sia sensibile e abile conoscitore della mente dei più piccoli. Non è facile gestire un bambino in una storia di orrore e depravazione ma lo Zio ci è riuscito benissimo e ha tratteggiato un personaggio memorabile, la cui forza pervade tutto il romanzo.
Ben Mears è, invece, un nì: personaggetto che di certo non resterà impresso nei miei ricordi, a tratti lamentoso che come eroe della storia fa veramente un po’ ridere.
Le donne del romanzo sono figlie degli anni ‘70: pudiche, timidine oppure furbe e pettegole, senza via di mezzo. Alcuni dialoghi tra Susan e Ben dimostrano che noi donne ne abbiamo fatta di strada dagli anni in cui arrossivamo anche solo per un discorsetto un po’ esagerato o leggermente angosciante.
“Le notti di Salem” non è un romanzo senza tempo, infatti, descrive un mondo, ormai, ahimè, superato dove la benzina costa 3 dollari per un pieno e le persone preferiscono le roulotte alle case vere e proprie, però, è una lettura che angoscia che consiglio assolutamente di affrontare di sera, nel letto, con l’armadio mezzo aperto da dove potrebbe uscire un mostro.
Non fa paura, attenzione, non mi sono spaventata nemmeno un po’, però, è terribilmente assillante e agli animi più sensibili potrebbe causare una discreta ossessione per le croci cristiane e l’acqua santa.
La volontà di omaggiare Bram Stoker è ben presente ed è molto interessante anche scoprire le modalità di sconfitta dei vampiri (con qualche inesattezza), almeno adesso saprò cosa fare se Dracula dovesse presentarsi a Treviso!
Non ho dato cinque stelline perché è stata una lettura macchinosa, soprattutto all’inizio, dove ho faticato a capire il senso della storia (non avendo letto trame) e mi sono persa tra mille nomi differenti il cui senso ancora latita per me.
E, adesso, si parte con “Shining” che mi arriverà tra pochi giorni con il corriere: l’ho comprato su Ebay ad un prezzo vantaggioso soprattutto perchè si tratta di una vecchia edizione Bompiani dalla copertina molto affascinante. Seguitemi sui social se volete averne un’anteprima.
A presto e buona lettura a tutti!
Leggete, se vi piace il genere, anche la recensione di “Misery” by Stephen King.
Se, invece, volete acquistare il libro, ecco per voi un link utile per l’edizione illustrata di “Le notti di Salem”.
Scheda libro
Titolo: Le notti di Salem
Autore: Stephen King
Anno di pubblicazione: 1975
Casa editrice: Bompiani
Numero pagine: 441
Voto finale: 4/5
Ciao! 🙂
Lho letto molti, moltissimi anni fa!
A me le storie dei personaggi secondari avevano trasmesso un senso di angoscia e di pericolo imminente, un ottimo ingrediente per creare l’atmosfera del romanzo.
Ciao Francy, grazie per il commento!
Sono convinta anche io che le storie secondarie siano importanti per creare atmosfera e angoscia, ho trovato però molto difficile ricordare i nomi ma, probabilmente, è colpa della mia memoria da pesce rosso! 🙂