Griet è solo una umile servetta a servizio della famiglia del famoso pittore Vermeer ma tutto cambierà quando egli deciderà di ritrarla con l’orecchino di perla.

XVII secolo, Olanda. Griet è solo una sedicenne appartenente ad una famiglia povera di Delft quando un bel giorno si presentano a casa sua il pittore Jan Veermer e la moglie Catharina: il pittore nota fin da subito con molto interesse il modo in cui Griet ha disposto le verdure per la minestra, tagliate a rondelle e suddivise per colore, tenendo vicino quelle che per cromia non fanno a pugni tra loro.

La mamma di Griet spiega poi il motivo della visita: la ragazza dovrà andare a servizio nella famiglia Vermeer, nel quartiere cattolico dei papisti (la famiglia di Griet è protestante) e guadagnerà quel poco che potrà aiutare la famiglia a tirare avanti. Infatti, il padre, che era un bravissimo disegnatore di mattonelle decorate, ha perso la vista durante il lavoro e non c’è quasi più cibo per sfamarsi.

veermer perla

Griet parte così in una giornata piovosa sapendo che tornerà dai genitori e dalla sorellina Agnes la domenica: fin da subito la vita in casa Veermer si presenta come difficile e irta di ostacoli.

Il lavoro è tanto: bucato, stiro, lavaggio dei pavimenti, aiuto nella preparazione dei pasti e il dover andare al mercato delle carni e dei pesci per comprare il cibo quotidiano, tutte incombenze che, però, Griet svolge volentieri e con grandissima infaticabilità.

Catharina, occupata a sfornare figli su figli, la detesta mentre Veermer nutre per lei un interesse che lo porterà a renderla partecipe del suo lavoro fino a giungere all’estremo limite, ossia, ritrarla con un orecchino sottratto alla moglie.

L’amore inespresso tra Griet e Jan Veermer è come una melodia che attraversa tutto il libro: ogni pagina ne è impregnata e, pur rimanendo sempre solo un gioco di sguardi, di piccoli sfioramenti, è più forte di tanti amori carnali di cui io abbia letto.

La scena in cui il pittore entra nello stanzino dove Griet si rinchiude per nascondersi (e cambiarsi la cuffia con le stoffe gialle e blu del ritratto), per vederle i capelli è così ricca di pathos e sensualità (nel 1665 scoprire i capelli significava perdere dignità e associarsi alle donne di malaffare) che tutte le scene in seguito dove Griet si unisce con il figlio del macellaio Pieter non contengono nemmeno un pizzico di quell’ammaliante senso di scoperta dell’amore e del piacere carnale.

Griet parla poco e anche Jan Veermer parla poco ma entrambi i personaggi dicono moltissimo quando entrano in scena, tratteggiati alla perfezione, lei come qualcosa di più di una semplice fantesca e lui come un genio a volte incompreso da chi gli sta intorno, ma non dalla ragazza.

Probabilmente, il fatto che Griet sia talmente sveglia da offrire consigli al pittore e a cavarsela furbescamente in ogni situazione è un po’ inverosimile come atteggiamento per una serva del XVII secolo: Chevalier si prende qualche licenza poetica, infatti, e permea il romanzo di un sottile femminismo non inteso come lotta ma come denuncia della vita delle giovani ragazze povere del tempo che non avevano potere di parola e che, alla fine, come succede anche in questo caso, sceglievano la via meno peggio, tipo sposarsi con il figlio del macellaio per avere carne assicurata per la propria famiglia.

verrmeer

Un elogio va anche alla figura di Maria Thins, la vecchia madre di Catharina, che è molto giusta e prende spesso le difese di Griet di fronte al dispotismo insopportabile della figlia: Maria Thins è l’unica, assieme a Griet che ne cura le pulizie, a poter entrare nell’atelier di Veermer e ad occuparsi dei suoi affari con i vari committenti. È un’anziana arguta, onesta ed è la vera padrona di casa: il pittore, infatti, si trova bene con lei mentre spesso mette la moglie in un angolo, consapevole di quanto poco sia adatta a capire la sua arte e anche a posare per lui.

Quando Veermer decide di ritrarre la servetta Griet lo fa di malavoglia: è spinto dall’untuoso committente che vuole avere per sè un quadro della fantesca che si diverte a molestare ogni qual volta entra nella loro casa eppure, col tempo, Veermer capisce che quello sarà il suo più bel quadro perché guidato da un amore platonico ma viscerale, un sentimento di comunione profonda, di empatia che solo alla fine verrà abbellito dall’orecchino di perla sottratto alla moglie grazie a Maria Thins.

La scena in cui Catharina scopre che Griet è stata ritratta con il suo orecchino è la più drammatica in assoluto: la donna si sente completamente spodestata e tradita e a Griet non resta altro che scappare dal macellaio.

Solo dopo dieci anni, alla morte del pittore, Griet scoprirà, in un tragico confronto con Catharina, che il pittore le ha lasciato in eredità quegli orecchini e anche in questo caso la ragazza, ormai donna, prenderà una decisione che non ho condiviso affatto (ma che non vi spoilero!).

“La ragazza con l’orecchino di perla” è la storia di un amore impossibile, dove la bellezza dell’arte regna sovrana e sovrasta anche il lungo elenco di faccende quotidiane che deve svolgere Griet (dove, a volte, la scrittrice indugia troppo): mi è piaciuto scoprire il lavoro sui colori, la ricerca della luce, l’importanza degli elementi di stacco e di movimento, tutte cose che hanno aumentato il mio bagaglio di pittrice in erba (eh, sì, a volte dipingo anche io…).

Quello che forse più mi ha colpito, però, è il personaggio di Griet: modernissimo, certo, ma anche schiavo di perbenismi, ipocrisie e regole ingiuste dettate dall’epoca in cui viveva.

la ragazza con l'orecchino di perla

Ho ringraziato il cielo di essere una donna libera e autodeterminata del 2022 che si sarebbe potuta sposare il pittore e vivere felice con lui, facendosi ritrarre dalla mattina alla sera!

Quel che resta, a fine lettura, è un forte senso di ingiustizia e malinconia ma se potessi darei un consiglio a quella ragazza del ‘600: non dimenticare mai te stessa.

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Scheda libro

Titolo: La ragazza con l’orecchino di perla

Autore: Tracy Chevalier

Anno di pubblicazione: 2000

Casa editrice: Neri Pozza

Numero pagine: 191

Voto finale: 4/5