“L’occhio del male” è un romanzo scritto nel 1984 da Stephen King utilizzando lo pseudonimo di Richard Bachman. Una lettura travolgente dal finale inaspettato.
Avevo giurato e spergiurato che avrei letto l’opera omnia di Stephen King seguendo l’ordine cronologico e, ragazzi miei, non ce l’ho fatta…
“L’occhio del male” mi chiamava, mi chiamava…ho resistito finché ho potuto e, poi, una sera, il desiderio di divorarlo mi ha torturato a tal punto che, nel giro di quattro secondi, ho comprato l’ebook e l’ho iniziato.
E non posso che essere soddisfatta della mia scelta perché è stato forse il romanzo più bello di King che ho portato a termine.
Ormai posso dire di aver letto qualcosina dell’autore: Carrie, Le notti di Salem, La lunga marcia, Misery e L’occhio del male ma spunta un dato oggettivo su tutto, i romanzi firmati dal Re con lo pseudonimo di Richard Bachman sono nettamente diversi, certo, ma quasi sempre più avvincenti e, ancora più spesso, tragici oltre ogni limite pensabile.
Cominciamo, quindi, ad analizzare “Thinner” (questo il titolo originale dell’opera) con un po’ di trama…
Un po’ di trama…
William Halleck è il tipico esemplare WASP della provincia americana: avvocato di successo, bianco e fortemente sovrappeso, vive con la moglie Heidi e la figlia tredicenne nel ridente paesino di Fairview.
La sua esistenza scorre tranquilla fino a che, un brutto giorno, non investe e uccide un’anziana zingara con la sua auto (distratto dalla moglie che…beh, lo leggerete…).
Grazie ai suoi agganci tra le autorità, il tragico evento non ha nessuna conseguenza sulla sua fedina penale e proprio per questo, all’uscita dal tribunale, Billy viene avvicinato e toccato sul volto da un vecchio zingaro che lo apostrofa con una sola parola “DIMAGRA”.
Da quel momento in poi, Billy inizia a dimagrire vistosamente senza seguire nessuna dieta. Inizialmente la sua preoccupazione è quella di avere un brutto male ma dopo numerosi esami con esito negativo e la scoperta che anche le altre persone coinvolte nel ingiusto insabbiamento dell’incidente stanno subendo delle conseguenze molto gravi, si rende conto che lo zingaro, tale Tudum Lemke, di anni 106, padre della donna uccisa, gli ha lanciato una terribile maledizione, che lo porterà alla morte certa se non troverà il modo di annullarla.
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Un po’ di opinioni random…
Dire che questo libro mi ha sconvolto è troppo poco, è stata una vera e propria corsa a 1000 all’ora in direzione dello schianto finale che mi ha lasciato senza parole.
Non voglio svelare nulla, ovviamente, ma posso solo affermare che era da tempo che non leggevo un finale così agghiacciante e perfetto, perfetto nella sua crudeltà.
Billy è l’antieroe per antonomasia non soltanto perchè da rispettabile membro della comunità subisce una terribile involuzione in spaventapasseri umano, arrivando a cambiare totalmente convinzioni, carattere e modo di vedere le cose ma, soprattutto, perchè è un protagonista particolare che, alla fine, si lascia andare ad un furente odio per la moglie, rea di averlo dapprima distratto alla guida e, poi, interdetto per le sue idee strampalate sulla maledizione gitana.
Certo, i motivi per odiare Heidi sono molti e, nel complesso, come personaggio femminile lascia un po’ a desiderare e, infatti, questa terribile repulsione che esonda da ogni poro di Billy sembra quasi intaccare anche noi che ci ritroviamo, poi, a sospirare tristemente nel finale orrorifico.
“L’occhio del male” è un libro che ti porta a farti tante domande e io ci ho trovato anche una critica al razzismo verso le minoranze etniche, molto profonda e giusta. L’angoscia che si prova durante la lettura è dettata dal vedere un uomo, prima del tutto normale, diventare l’ombra di se stesso, leggero come piuma e triste e solo come un condannato a morte.
L’epopea di Billy segue una parabola discendente verso gli abissi: uomo tutto d’un pezzo prima che, probabilmente, affogava il suo malcontento nei doppi cheeseburger, esemplare raro di fuoriuscito dai lager senza essere stato nei lager, poi, con una sensibilità maggiore, una consapevolezza mista a desiderio di abbandonarsi al pianto che rende così drammatica la storia da diventare il ritratto immortale di tutte le nostre paure più profonde.
Il rapporto con la figlia Lin, che si srotolerà al termine nell’inferno più nero, è così delicatamente descritto da emozionare fin quasi alle lacrime, e non è certamente facile piangere leggendo un romanzo che dovrebbe, in realtà, essere un misto tra i generi del paranormal e dell’horror.
Diciamo, però, che “L’occhio del male” è impossibile da rinchiudere in un genere: è un romanzo libero, di uno scrittore totalmente libero, giunto ai massimi della sua bravura e perizia proprio perchè non più confinato nella realtà di un nome scritto su una copertina che ha venduto milioni di copie.
È per questo che trovo i romanzi di Bachman speciali: sono fuori dalle righe, potenti, ti si avvinghiano addosso fino a lasciarti secco e non ti lasciano più.
Consiglio veramente tantissimo questo romanzo sia agli estimatori di King sia alle persone ignare che lo Zio possa dare così tanto a noi lettori e che, magari, vogliono approcciarsi a nuove letture che catturano fin dalla prima pagina.
Vi dico solo che è un romanzo talmente vivido che mi sto letteralmente tenendo alla larga dalle crostate e quando guido sto ben attenta alle strisce pedonali!
Procedo con la prossima opera che non sarà cronologica (addio piani!) ma seguirà il corso dei miei desideri…e cosa posso desiderare se non un altro Bachman?! Si parte, perciò, con “L’uomo in fuga” che ha, oltretutto, recensioni super positive…
A presto e buona lettura!
Scheda libro
Titolo: L’occhio del male
Autore: Stephen King (alias Richard Bachman)
Anno di pubblicazione: 1984
Casa editrice: Bompiani
Numero pagine: 302
Voto finale: 5/5