È il 16 ottobre 2017. Daphne Caruana Galizia si appresta ad andare in banca a sbloccare i suoi conti correnti congelati direttamente dal Ministro dell’Economia del governo laburista maltese.
È una giornalista, racconta dal 2008 le sue verità nel blog Running Commentary: verità che stanno scardinando la reputazione del governo e dei suoi rappresentanti.
Alle 14:58 e 55 secondi la sua Pegeout Bianca esplode a Bidnjia e di Daphne rimane solo la memoria del suo ultimo laconico post, che termina così: “Ci sono corrotti ovunque tu volga lo sguardo”.
Daphne per tutta la sua vita aveva inseguito la verità proteggendo le sue fonti fino agli ultimi istanti: dall’inizio della sua carriera aveva denunciato le malversazioni e la corruzione dell’establishment, ma questa battaglia era diventata ancora più accesa dopo l’entrata in vigore del governo laburista guidato dal primo ministro Joseph Muscat.
Molte cose non tornavano: Muscat aveva iniziato il programma di compravendita dei passaporti maltesi che, oltre a danneggiare la sovranità del Paese, aveva determinato una serie di interventi bancari poco trasparenti di cui si era resa protagonista la Pilatus Bank, inoltre, Malta era danneggiata nella sua legalità dalle numerose società off-shore sfruttate da tutti i ministri laburisti denunciate da Daphne stessa nello scandalo Panama Papers, a ciò si aggiungevano la corruzione nei riguardi dei passaporti umanitari, il riciclaggio non controllato da nessuna forza di polizia, ovviamente corrotta, la cocaina che scorreva a fiumi nell’isola, considerata sia un paradiso fiscale per tassazione, sia la capitale del gioco d’azzardo e dal gambling.
Tutto questo era ben chiaro a Daphne e lei stessa ne aveva parlato più volte nel suo blog incorrendo in minacce di morte, ritorsioni, un numero enorme di denunce e querele e, infine, pagando con la morte.
L’isola assassina è, quindi, il titolo più corretto per raffigurare il peggior difetto di Malta, ossia, il familismo amorale: la poca trasparenza, la corruzione vengono accolte e accettate in un conformismo terribile e che non ha contrasti nè da parte della legge nè dalle forze di polizia.
Quello che emerge è un enorme rete di conoscenze, di relazioni, di scambio di favori che rendono il governo maltese il punto di riferimento della corruzione e dell’omertà.
Come Anna Politkovskaya e Veronica Guerin, Daphne ha pagato con la propria vita la sua volontà di lanciare un’allarme e Carlo Bonini, attraverso testimonianze dirette delle persone coinvolte e stralci degli articoli del Running Commentary, riesce ad offrire una visione completa della situazione e di quanto sia stato, non difficile, ma addirittura impossibile assicurare alla giustizia i mandanti dell’omicidio.
I colpevoli materiali sono stati presi, certo, ma il governo laburista maltese ne è uscito più pulito di prima, di fronte all’incapacità della popolazione di richiedere giustizia e di valutare le parole spese di fronte a questo caso che ha davvero scosso l’isola come un 11 settembre.
Restano le fonti, protette fino alla fine, di Daphne che la ricordano con estremo affetto, restano i figli Matthew, Paul e Andrew che hanno lottato anche di fronte all’Ocse per mantenere pulita e integra la memoria della madre e chiedere giustizia, resta l’avvocato Jason Azzopardi, amico di una vita, che contro il muro di bugie e corruzione dell’isola, ha lottato fino alla fine e restano i lettori del Running Commentary, blog in cui si raggrupava il dissenso maltese e tutti gli individui consci del fatto che era necessario fare qualcosa di concreto o, almeno, denunciare il dolo e i conflitti di interesse dei ministri governativi.
Scrivere un libro-inchiesta da giornalista per una collega assassinata ingiustamente è stato apprezzabile e dovuto: doveroso perchè la corruzione è qualcosa che si diffonde a macchia d’olio in tutti i Paesi dell’Unione Europea e conoscere la situazione di Malta probabilmente riesce ad aprire gli occhi anche su molte altre malversazioni.
L’accostamento con l’Italia viene da sè ed è molto utile per raggiungere una visione d’insieme che rafforzi il nostro spirito critico e la volontà di essere informati, sebbene inermi, nei confronti di chi la cosa pubblica la violenta in un contesto poco trasparente.
VOTO: 4