“L’ipnotista” è il primo romanzo di Lars Kepler con protagonista il commissario di polizia di origini finlandesi Joona Linna: un thriller ricco di suspense e adrenalina.
Erik Maria Bark ha giurato di non praticare mai più l’ipnosi. Nonostante fosse uno degli ipnotisti migliori di Svezia e credesse nel risultato del suo lavoro, dieci anni prima alcune brutte vicissitudini con una paziente l’avevano spinto a smettere per sempre. Il commissario di origini finlandesi Joona Linna, però, non è per niente d’accordo con questa sua decisione: infatti, Erik è l’unica persona che può permettere alla polizia di scoprire cosa è accaduto a Joseph Ek e salvare sua sorella Evelyn.
Il ragazzo, infatti, è stato testimone del massacro della sua famiglia e giace in un letto di ospedale ricoperto di ferite e in stato di completo shock: l’assassino ha ucciso dapprima suo padre in un centro sportivo e, poi, ha sterminato il resto della famiglia lasciando, però, in vita Joseph. La sorella Evelyn, scampata al massacro perchè fuori casa, ora potrebbe essere in serio pericolo e solo Erik, con l’ipnosi, può scoprire il volto dell’assassino dalle parole di Joseph.
Erik si lascia tentare da questa possibilità sia perchè vuole poter salvare una vita, sia perchè l’ipnosi lo fa sentire vivo: la verità che verrà a galla, però, non è quella che tutti si sarebbero aspettati. Inoltre, il ritorno all’ipnosi di Erik porterà a delle terribile conseguenze per la sua famiglia e al rapimento di suo figlio, Benjamin.
La trama di questo agghiacciante thriller di Lars Kepler (pseudonimo sotto cui si celano i due coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho) è forse il punto più debole del romanzo: si parte con l’eccidio della famiglia di Joseph Ek, si scopre che è stato proprio Joseph ad uccidere tutti i suoi familiari e che il ragazzo non è altro che un sociopatico serial killer, poi, tutto cambia perchè viene rapito il figlio dell’ipnotista e Joseph non c’entra assolutamente nulla con questa faccenda che, invece, trae le sue radici da una questione aperta di Erik con una paziente di dieci anni prima. Ovviamente, i filoni narrativi si intrecciano ma, secondo me, sono mal assembrati e il lettore perde molto spesso il filo, chiedendosi spesso “Ma che senso ha tutto questo?”.
Perchè partire da una strage di famiglia se, poi, tutta la conclusione è volta a trovare i rapitori di Benjamin: sono due parti completamente avulse che non si intrecciano quasi mai e che rendono la costruzione del libro molto debole.
Ovviamente, il pathos è presente, insieme a tutti gli elementi propri del genere thriller: colpi di scena, suspense a livelli altissimi e un finale con molta adrenalina ambientato in una Lapponia ghiacciata e quanto mai ostile alla presenza umana. Però, durante la lettura, mi è mancato qualcosa: non aiuta di certo l’utilizzo del tempo presente e, soprattutto, il perdersi degli autori in milioni di piccoli dettagli che poco offrono al lettore e che, a lungo andare, annoiano; non ha aiutato nemmeno l’excursus nel passato di Erik quando dieci anni prima aveva subito uno scandalo a causa dell’ipnosi, pagine e pagine per descrivere le sedute, i pazienti, pagine e pagine di dettagli insignificanti dalle quali, poi, si trae ben poco per risolvere i problemi del presente.
Ci sono stati dei momenti in cui ero invogliata a leggere e ad andare avanti e dei momenti, soprattutto nella parte centrale del romanzo, che non avevo nessuna voglia di continuare: anche il fatto che i personaggi fossero caratterizzati in maniera stereotipata non ha aiutato.
Ci sono anche degli avvenimenti inverosimili che mi hanno fatto sorridere: ad esempio, quando viene rapito Benjamin sembra che la polizia si disinteressi totalmente alle sue ricerche e viene proprio esplicitato dal commissario Joona Linna che la scomparsa di un ragazzo è secondaria rispetto al ritrovamento di Joseph Ek.
Eppure io so benissimo che quando scompare un minore (e Benjamin è un sedicenne) si hanno 48 ore per riuscire a trovarlo vivo e vegeto e sicuramente nessuna forza di polizia darebbe poca importanza ad un evento del genere.
Piccole incongruenze, avvenimenti privi di fondamento (come quando Erik, dipendente dagli antidolorifici e dalle benzodiazepine, smette improvvisamente e non ha nessun effetto collaterale) che rendono il romanzo meno godibile e forse, nel complesso, un po’ banalotto.
Sicuramente non sono mai stata amante dei thriller scandinavi per cui il mio parere è un po’ fuorviante per gli amanti del genere ma sono sicura che vi siano dei romanzi migliori, con una trama meglio congeniata e dei protagonisti più avvincenti.
E, voi, siete amanti di Lars Kepler? Io penso che non abbandonerò del tutto il mondo della Scandinavia ma proverò con Stieg Larsson, visto che, con la sua trilogia Millenium, è stato osannato da critica e pubblico.
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Scheda libro
Titolo: L’ipnotista
Autore: Lars Kepler
Anno di pubblicazione: 2010
Casa editrice: Longanesi
Numero pagine: 594
Voto finale: 3/5