“Tutti siamo chiusi in una prigione. La mia me la sono costruita da solo, ma non per questo è più facile uscirne.”
Jean-Loup Verdier, un dj di Radio Montecarlo, riceve una telefonata stranissima nel suo celebre programma “Voices”: qualcuno, senza passare dal centralino, si è insinuato nella trasmissione per trasmettere il suo messaggio di morte: “Io uccido”.
Il giorno dopo, infatti, vengono trovati i primi due cadaveri di quello che diventerà il primo serial killer del pacifico e ultra sicuro Principato di Monaco.
Sulle sue tracce il commissario della Sûreté Publique, Nicholas Hulot, e l’agente dell’FBI, disilluso e vittima di un trauma terribile, Frank Ottobre.
Questa, in soldoni, la trama del primo romanzo di Giorgio Faletti che ha venduto, nel mondo, 4 milioni di copie e che continua ad essere letto e amato.
Posso dire che ci troviamo di fronte ad un thriller che ha qualcosa di diverso, soprattutto nel finale poiché per molte pagine noi lettori siamo già al corrente di chi sia l’assassino e ci ritroviamo di fronte alla sua caccia, non senza qualche colpo di scena molto ben riuscito.
Forse è la prima volta che leggo un romanzo dove l’identità del killer è rivelata molto prima della fine e devo dire che ho apprezzato moltissimo questa novità che si discosta forse dall’omologarsi al genere.
“Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male.”
Io ammetto di aver letto le prime trecento pagine e siccome trovavo molto faticoso portarmi dietro un libro così voluminoso sono passata all’audiolibro che è in esclusiva Audible e non potevo fare scelta migliore: la voce di Diego Ribon oltre ad essere calda, dai toni suadenti, calza a pennello per il personaggio di Frank Ottobre che ha, quindi, una resa veramente formidabile.
Non tutto, però, è rose e fiori: lo stile si differenzia tanto nei momenti in cui l’autore prende la voce del serial killer (momenti chiamati “Carnevali”) piuttosto che nei periodi in cui i protagonisti sono le forze dei “buoni”, questo cambiamento totale di modalità di scrittura mi ha disorientato e, alla fine, preferivo le frasi del “cattivo” perché molto più poetiche, ricercate e meno pregne di metafore da quattro soldi.
Il tempo si dilata moltissimo per Faletti che, in certi frangenti, perde completamente il polso sulla suspense e allunga il brodo e le azioni in maniera inverosimile: un linguaggio quasi cinematografico che, però, rende pochissimo sulla carta e, a volte, fa annoiare.
“Rimani seduto e ascolta la musica. La musica non tradisce. La musica è il viaggio e la meta del viaggio stesso. La musica è il principio e la fine di tutto.”
Certo, l’analisi introspettiva dei personaggi non manca e sicuramente mi sono affezionata moltissimo al commissario Hulot per la sua forza di andare avanti nonostante la perdita del figlio Stephane e la moglie un po’ persa nel suo mondo: credo che Nicholas sia una figura molto riuscita all’interno del romanzo ed è un po’ come se tutti i protagonisti lo amassero come, probabilmente, anche lo scrittore.
Faletti non ha dimenticato nemmeno l’ingrediente amoroso, piazzando una bella storia a lieto fine tra Frank Ottobre e Helena Parker, la figlia del generale che gli dà molto filo da torcere. L’amore trionfa, certo, ma porta con sè dei terribili fantasmi e ho apprezzato molto la quantità di dettagli fantasiosi sulla vita dei protagonisti che, alla fine, si collegano tutti e arrivano ad incastrarsi alla perfezione, come se tutto avesse un senso, qualsiasi parola scritta avesse motivo di esserci. Questo sicuramente è indizio di talento che io non discuto.
“Anche in questo siamo uguali. L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.”
“E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?”
“Io uccido…”
Una trama così intricata sicuramente è segno di grandissima fantasia ma, ovviamente, non mancano i difetti: nonostante abbia abbastanza gradito la lettura non credo affronterò altri romanzi di Faletti perché non sono rimasta entusiasmata e capisco, in fondo in fondo, i suoi detrattori.
Coloro che ai tempi lo definirono il migliore scrittore del momento sbagliarono e di molto. E voi cosa ne pensate?
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Scheda libro
Titolo: Io uccido
Autore: Giorgio Faletti
Anno di pubblicazione: 2002
Casa Editrice: Baldini & Castoldi
Numero pagine: 682
Voto finale: 3/5