William Crimsworth è stato più fortunato di suo fratello: i parenti nobili di sua madre lo hanno aiutato a studiare ad Eton, il college esclusivo inglese, e ora può davvero decidere cosa fare della sua vita.
La sua scelta, inizialmente, ricade sull’attività commerciale di famiglia che è guidata dal fratello Edward: i rapporti tra i due non potrebbero essere più tesi ma William non si vuole dare per vinto.
Lavora alacremente tra le prese in giro dei colleghi “zoticoni” e i dispotismi del fratello che, oltre a non fargli nessuno sconto, lo umilia giorno per giorno.
William, però, è laureato in Letteratura Inglese, conosce molte lingue e sa che il suo futuro potrebbe essere migliore: dopo aver conosciuto Lord Hundsen ad una festa riesce a trovare un impiego a Bruxelles come professore in un collegio maschile.
I primi tempi sono difficili, dall’Inghilterra al Belgio il cambiamento è grande e gli alunni sono l’essenza della volgarità e dell’ignoranza, però, William diventa bravo e apprezzato, soprattutto dal preside Petit che gli consiglia di trovarsi anche delle ore extracurriculari per aumentare le entrate.
William, la cui stanza nel collegio è contraddistinta da una finestra murata che offrirebbe la vista sul cortile del collegio femminile, sogna di poter insegnare anche alle giovani fanciulle e, complice un iniziale ottimo rapporto con la preside Zoraide Reuter riesce ad entrarvi come professore di inglese.
Qui, tra mille ragazze civettuole e sfacciate, conosce Frances Henri: un’allieva particolare perchè, oltre a seguire le lezioni di inglese per perfezionarsi e potersi trasferire in Inghilterra, è anche insegnante di cucito nella stessa struttura.
Il rapporto tra i due cresce di giorno in giorno, allieva e maestro sono sempre più vicini, eppure non sarà facile sia rendersi conto per entrambi dei propri sentimenti, sia superare tutti gli ostacoli che il destino ha in serbo per loro…
“Il professore” è un romanzo in puro stile Brontë sulla tematica della rivalsa, la crescita personale e sul trionfo dell’amore vero.
William e Frances, i due protagonisti, hanno caratteristiche molto simili (che, solitamente, ritroviamo in molti romanzi delle sorelle scrittrici): sono ambiziosi perché dalla vita vorrebbero di più e lottano per farcela, desiderano l’amore vero che rappresenti la voglia di crescere insieme e migliorarsi a vicenda, serbano amore per la cultura e l’auto-realizzazione.
Sono, ovviamente, perfetti l’uno per l’altro poiché William ha sempre cercato la donna con la “scintilla prometeica” ossia quel guizzo di intelligenza che vada oltre la bellezza del corpo e Frances, con la sua volontà di lavorare nonostante il matrimonio, ha trovato in lui l’uomo ideale che non la vuole sottomettere ma che anzi la lascia brillare di luce propria.
Il romanzo non si può definire l’opera meglio riuscita della scrittrice ma narra una storia godibile, istruttiva e molto lineare: ovviamente si tratta di un Classico, per cui non aspettatevi uno stile banale oppure una scrittura attuale poiché è disseminato da aulicismi e parole forbite.
Il grande messaggio che lascia è che la vera felicità la si trova nelle cose semplici, non nelle sfavillanti carriere, non nell’accumulo di denaro bensì nell’amore sincero e nel lavoro umile. Per arrivare a questo giustissimo significato, ci si perderà in molte pagine di introspezione pura e di analisi psicologica dei personaggi che, tavolta, colpisce anche la descrizione dei corpi e dei volti.
L’ambientazione, divisa tra un misterioso *shire (in Inghilterra) e Bruxelles, è molto vivida e determinante anche per la comprensione degli avvenimenti.
Tra la bruma nostalgica delle campagne inglesi e il romanticismo del Belgio, ci troveremo a leggere una bella storia d’amore scritta a regola d’arte.
VOTO: 4