“I sette pazzi” è il romanzo-mondo di Roberto Arlt, autore sudamericano tra i più amati. Primo di un dittico, il cui seguito è “I lanciafiamme” (1931).

Questa volta mi sono data alla letteratura sudamericana, come da tempo, ormai, non facevo. Ebbene sì, dopo il mio intenso e adolescenziale periodo “Gabriel Garcia Marquez” avevo abbandonato gli scrittori dell’America Latina, senza un motivo apparente.

Un gruppo di lettura su Telegram (“I lettori selvaggi”) mi ha spalancato, però, le porte di una nuova avventura e così ho cominciato, titubante, “I sette pazzi” di Roberto Arlt.

“Girava la luna sopra la cresta violacea di una nuvola, i sentieri, a intervalli, sotto la luce lunare, si sarebbero detti coperti di lastre di zinco, le pozze scintillavano di profondità di argento morto e, con rumore di turbine, scorreva l’acqua, lambendo le modanature di granito.

La strada era così bagnata che le pietre del lastricato parevano appena saldate con stagno fuso.

Erdosain entrava e usciva dalle ombre celesti che tagliavano oblique le facciate. L’odore di bagnato comunicava alla solitudine mattutina una certa desolazione marittima.

Indubbiamente aveva perso il senno. Lo preoccupavano ancora le quattro ragazzine dalla faccia equina e il mare sinistro con le sue onde di ferro. Il pesante odoraccio d’olio bruciato che veniva vomitato dalla porta gialla di una latteria gli provocò nausea, e allora, cambiata idea, si diresse verso un postribolo che, come rammentò, era in Calle Paso, ma quando arrivò la porta era già chiusa e, sconcertato, battendo i denti per il freddo, la bocca col sapore di solfato di rame, entrò in un caffè nel quale stavano appena finendo di sollevare le saracinesche. Dopo che ebbe atteso a lungo gli servirono il tè che aveva chiesto.”

Roberto Arlt

La biografia dell’autore

Parliamo un po’, prima di svelare la trama, dell’autore: Roberto Arlt nasce a Buenos Aires nel 1900 da padre prussiano e madre triestina. L’educazione rigida della famiglia lo porta, però, all’età di sedici anni ad uscire dal nido e a vagare per le strade della capitale argentina consumando mille lavori diversi (imbianchino, portuale, meccanico…), iniziando, nel contempo, a studiare da autodidatta l’arte della scrittura e della letteratura. Nel 1926 esce il suo primo romanzo “Il giocattolo rabbioso” che divide gli intellettuali dell’epoca poiché viene considerato un tentativo malriuscito di utilizzare la lingua argentina (celebri e forse non del tutto casuali gli errori di ortografia dell’autore) e di raccontare la vita di strada di un ragazzo qualsiasi che tenta la scalata sociale (cenni autobiografici non mancheranno anche nella produzione successiva di Arlt). 

Il successo, però, arriva con il dittico “I sette pazzi” (1929) e “I lanciafiamme” (1931) che proprio l’autore considera un unicum, ribadendolo in entrambi i romanzi. Celebri anche le sue “Acqueforti” uscite per anni nel giornale “El mundo” che causarono il notevole aumento della tiratura della rivista.

Arlt muore nel 1942, prematuramente, a causa di un infarto. 

Considerato da tutti uno dei padri della letteratura argentina, influenzerà numerosi scrittori venuti dopo di lui tra cui Gabriel Garcia Marquez.

La trama de “I sette pazzi”

Ora che siete a conoscenza della vita di Arlt, passiamo alla trama de “I sette pazzi”: cercherò di non fare troppi spoiler ma anche di farvi capire il succo della questione.

«Ah! L’oro… l’oro… Sa come gli antichi germani chiamavano l’oro? il “rosso”… L’oro… Ma capisce? Non apra la bocca, Satana. cerchi di capire: mai e poi mai una società segreta ha cercato di effettuare un’amalgama simile. Il denaro sarà la saldatura e la zavorra per dare alle idee il peso e la violenza necessari per trascinare gli uomini. Ci rivolgeremo soprattutto ai giovani perché sono i più stupidi e i più entusiasti. Gli prometteremo il dominio del mondo e dell’amore… Gli prometteremo tutto… si rende conto?… e gli daremo uniformi vistose, tuniche splendenti… elmi con piume variopinte… gemme… gradi di iniziazione che avranno bei nomi e gerarchie… E lassù sulla montagna innalzeremo il tempio di cartone… Questo servirà a girare un film… No. Quando avremo trionfato innalzeremo il tempio dalle sette porte d’oro… Avrà colonne di marmo rosa e le strade che condurranno a esso saranno cosparse di granelli di rame. Attorno costruiremo giardini… e là l’umanità andrà a adorare il dio vivo che avremo inventato.”

Erdosain è il protagonista: un inventore a tempo perso che lavora in uno zuccherificio a cui ha sottratto seicento pesos e sette centesimi. Scoperto grazie ad una segnalazione, gli viene ingiunto di restituire il maltolto pena la galera immediata. Nella prima parte, quindi, Erdosain girovaga per una Buenos Aires calda, affollata, cosparsa di spicchi di sole e di petali di luna, in cerca di un prestito. Si rivolge, perciò, all’amico farmacista Ergueta che, però, lo scaccia in malo modo e, infine, trova aiuto nell’Astrologo, un visionario che ha ideato una società segreta per destabilizzare il popolo argentino dalla base attraverso strumenti di dominio e dittatura e fare soldi attraverso una catena di bordelli. Il prestito, però, gli viene fatto dal Ruffiano Malinconico, un magnaccia pieno di quattrini e di disprezzo per il genere femminile.

Arlt

Tornato a casa e saldato il debito, Erdosain affronta la fuga della moglie Elsa con un capitano: questa esperienza lo conduce verso un abisso tale che, dopo un colloquio con il cugino della consorte Barsut (che gli confessa di essere stato lui a denunciarlo allo zuccherificio e di amare Elsa), decide di coinvolgere l’Astrologo e, di conseguenza, la setta segreta, nel sequesto e omicidio del traditore. In una girandola di angoscia, momentanei pentimenti, laidi impulsi e frenetici pensieri, Erdosain affronta la sua nuova vita da criminale, unico titolo che gli conferisce la possibilità di sentirsi veramente umano e vivo.

La mia opinione su “I sette pazzi”

Volevo non esagerare con gli spoiler, però, forse ho detto anche troppo, fatto sta, però, che il centro nevralgico de “I sette pazzi” non sta nella trama (semplice e quasi lineare) ma nella forza del lavorio mentale interiore di Erdosain e nei dialoghi surreali e grotteschi tra i vari protagonisti.

La pazzia scorre come un filo rosso tra le pagine e, sebbene sia conclamata solo in un caso (il farmacista rinchiuso in manicomio), è lampante sui volti di qualsiasi personaggio.

Una pazzia razionale, però, scusate l’ossimoro, che porta Erdosain a fomentare l’omicidio e l’Astrologo a prevedere una società dittatoriale dove le uniche fonti di felicità sono le menzogne che illudono su un nuovo Messia e il denaro.

Di per sé, la potenza di questo romanzo sta tutta nel suo essere totalmente visionario ma anche preveggente: l’Argentina, che uno dei membri della setta definisce terra adatta per una dittatura, l’anno successivo alla pubblicazione, sarà sconvolta da una terribile “rivoluzione” o sarebbe meglio definirla una involuzione totalitaria e militaresca.

Certo, se vi aspettate anche modernità e progresso avete sbagliato libro: soprattutto le donne vengono descritte e presentate come personaggi crudeli, arrivisti, laidi, sia Elsa che fugge con l’amante perchè stufa della miseria offerta da Erdosain, sia la Zoppa che, a sua volta, rifiuta la professione di serva preferendo “fare la vita” e dedicarsi agli agi che ciò comporta, non fanno certo brillare il genere femminile per nobiltà e virtù; il pensiero dell’autore, forse, viene veicolato dalle parole del Ruffiano Malinconico che con terribile misoginia tratteggia un ritratto delle donne malefico e senza speranza.

In ogni caso, però, “I sette pazzi” è la prima parte di una riflessione sul mondo, sulla politica e sull’esistenza stessa che trova notevoli riferimenti anche nella nostra quotidianità segnata da un sempre più profondo distaccamento dalle questioni sociali con la conseguente angoscia e poca speranza nel futuro che ciò comporta.

Roberto Arlt Caricatura

“Cosa sto facendo della mia vita?, si diceva in quei momenti, e forse con questa domanda sperava di chiarirsi le origini dell’ansia che gli faceva desiderare un’esistenza nella quale il domani non fosse la continuazione dell’oggi con la stessa misura del tempo ma qualcosa di diverso e di sempre inatteso.” 

Io non ho letto ancora “Delitto e Castigo” o “I demoni” di Dostoevskij ma leggendo in rete, molti affermano che “I sette pazzi” sia una specie di riscrittura in salsa sudamericana della storia di Raskòl’nikov, con qualche accenno anche a Camus e alla sua reinterpretazione del mito di Sisifo. Purtroppo, credo che se avessi letto queste opere la mia comprensione profonda del romanzo di Arlt sarebbe stata maggiore, invece mi sono fermata più in superficie ma ho davvero adorato le descrizioni dei paesaggi, con queste piante ebbre di luce, di calore, di acqua, che fanno da contrappunto alla sofferenza di Erdosain. Lo splendore della natura viene più volte descritto e diventa, quindi, naturale fare un paragone tra l’abbondanza del creato e la miserabilità dei protagonisti.

Viaggiare tra bordelli, le peggiori bettole di Buenos Aires, scoprire il marcio di una società completamente alla deriva, leggere con fervore gli sragionamenti biblici di Ergueta o quelli politicizzati dell’Astrologo è stato veramente bello.

Mi sono piaciuti anche i numerosi riferimenti all’Antico Testamento (la Bibbia è il bestseller che vorrei leggere da anni) e la capacità di introspezione di Arlt che ha portato in vita dei personaggi, secondo me, immortali e irripetibili.

Consiglio la lettura, però, solo agli amanti del surreale o a coloro che hanno affinità con le tematiche politiche del Novecento, inoltre, vi deve appassionare lo stile pomposo e costruito che, altrimenti, potrebbe sembrarvi un po’ forzato e irreale. Nel complesso, però, una chance la darei in ogni caso, al massimo potrete aggiungere un altro libro alla pila della vergogna.

Ah, io l’ho letto in ebook sul mio mitico Pocketbook ma consiglio l’edizione SUR che è stata ristampata da poco e che contiene la traduzione originale della prima edizione italiana del 1971.

Adesso, quando il primo tomo avrà messo le radici dentro di me e dei miei pensieri, inizierò “I lanciafiamme” perché sono proprio curiosa di vedere l’epilogo di questa storia strana e pregna di significato.

E voi? Avete letto qualcosa di Arlt? Scrivetemelo nei commenti!

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Scheda libro

Titolo: I sette pazzi

Autore: Roberto Arlt

Casa editrice: SUR

Numero pagine: 270

Voto: 5