Scopriamo insieme il caso irrisolto dell’omicidio di Antonina Falcidia: trent’anni fa il brutale delitto e il colpevole non è stato ancora trovato.
Qualche anno fa ho scoperto su Youtube le meravigliose puntate del primo programma di Carlo Lucarelli “Mistero in blu” che aveva preceduto il più celebre “Blu notte” e che si occupava di omicidi irrisolti offrendo sia spunti letterari sia previsioni fantasiose su cosa poteva essere successo. Ebbene, mi sono talmente innamorata di queste ricostruzioni che ho guardato tutti gli episodi e poi, non contenta, ho continuato a riascoltare la voce suadente di Lucarelli parlare di misteri ogni qual volta avevo un momento libero solo per me.
In questa rassegna di “Crime stories” voglio ripartire proprio da quei casi irrisolti, raccontati in “Mistero in blu”, che mi hanno colpito di più nel corso del tempo. Oggi desidero partire dall’omicidio della professoressa Antonina Falcidia che, lungo gli anni, ha avuto numerosi risvolti senza, però, mai giungere ad una risoluzione.
L’omicidio e il ritrovamento
A Catania, in Via Rosso di San Secondo, il 4 dicembre 1993, di sabato, Antonina Falcidia è seduta sul divano: sta aspettando il ritorno del marito e sonnecchia di fronte alla televisione accesa.
Alle 21.45 il figlio Riccardo che stava aspettando fuori da casa un passaggio per una festa citofona alla mamma per avvisarla che sta andando via: è l’ultimo a sentirla e vederla viva.
Al ritorno del marito Vincenzo Morici, alle ore 23.30, Antonina viene ritrovata distesa per terra in salotto, ai piedi del divano, colpita da 26 pugnalate, l’ultima, quella mortale, le ha reciso la carotide.
Nessun segno di effrazione, nessun oggetto è stato rubato, la vittima si presenta in vestaglia da camera e deve per forza aver aperto al suo aggressore oppure quest’ultimo aveva la chiave.
Il marito fin da subito afferma che sarebbe stato possibile entrare anche utilizzando una carta telefonica per aprire la porta…e già questo particolare ai miei occhi suona alquanto sospetto.
Ma conosciamo meglio chi era Antonina prima di addentrarci nelle piste seguita dalla polizia.
Chi era la vittima?
Antonia Falcidia, detta Antonina, era una donna dell’alta borghesia catanese: il padre era un illustre medico, lo zio era il proprietario di una clinica altolocata e lei, oltre ad essere una madre dolce e una moglie affettuosa, era anche professoressa nel dipartimento di Igiene dell’Università di Catania. La sua materia che l’aveva obbligata a studiare tutta l’estate in quanto rappresentava una novità nel corso di laurea da lei seguito era Statistica applicata alla Medicina.
Aveva conosciuto il marito Vincenzo ai tempi dell’università e solo dopo la laurea erano riusciti a coronare il loro sogno d’amore con un matrimonio e un figlio.
Il marito era una noto medico chirurgo che prestava servizio nella clinica Falcidia e che possedeva due studi, uno a Catania vicino a casa e uno a Nicosia.
Le indagini
Le indagini iniziano fin dalla notte stessa dell’omicidio: nella pozza di sangue dove è distesa Antonina vengono notate delle impronte di scarpa, impronte solo di piede sinistro e numero 36. Inoltre, tra i pugni stretti della vittima vengono ritrovati dei capelli biondi che subito vengono definiti estranei alla vittima poiché di colore naturale (Antonina era ossigenata). Tutto sembra quindi portare ad una probabile assassina donna e le segnalazioni sono molte: un testimone chiama TeleEtna e afferma di essere stato quasi investito nella via dove abitava la vittima da una station wagon bianca guidata da una donna, un altro testimone afferma che una collega di Antonia aveva motivi di odio profondo verso di lei, una lettera anonima invece comunica alla polizia che la probabile assassina è la compagna del padre della vittima poiché Antonina si rifiutava di accettare il fatto che il padre potesse convolare a nozze nuovamente.
Tutti i profili vengono controllati e vengono comparati con il genotipo che inizialmente emerge dall’analisi dei capelli ma non c’è nessun match.
Spunta anche una controperizia del professor Fiori che afferma che quei capelli sono proprio di Antonia che probabilmente se li è strappati durante la colluttazione con l’aggressore.
La pista della donna, come dice Lucarelli stesso, si raffredda: il criminologo Francesco Bruno, incaricato di svolgere il PPA (Possibile Profilo dell’Aggressore) afferma che l’assassino è un uomo, di buona educazione e dotato di discreta forza.
I sospettati: la pista della donna viene accantonata
Si ricomincia da capo, partendo anche dal presupposto che Vincenzo Morici ha detto alla polizia che poco prima del delitto erano stati tartassati da telefonate mute e che era arrivata una lettera anonima che minacciava il figlio di morte.
Vincenzo Morici viene controllato: il 4 dicembre era partito di buon mattino per Nicosia, aveva svolto le sue visite assieme ad un collega e, infine, calcolando i tempi di ritorno ed essendo stato visto parcheggiare sotto casa dal suocero, non poteva che essere ritornato alle 23:30.
Viene anche controllato l’ex domestico dello Sri Lanka della famiglia Falcidia che aveva motivi di rancore verso la donna perchè era convinto che fosse lei a possedere il passaporto di sua moglie dove era segnata la loro figlia, cosa che gli impediva di portarla al suo paese natio. Anche lui, però, ha un alibi: è stato visto pulire le scale di diversi condomini fino a tarda notte e, comunque, un omicidio così efferato non può essere causato da discordie così superflue.
E allora? Chi è stato?
Durante la puntata di “Mistero in blu” dedicata al caso, Carlo Lucarelli incontra l’allora commissario della scientifica Silio Bozzi (quanto amo quell’uomo!) che spiega come l’autore della lettera anonima non possa che essere l’autore del delitto e che quest’ultimo abbia voluto sviare le indagini battendo prima a macchina l’intestazione della busta (i caratteri delle macchine da scrivere sono sempre rintracciabili) e poi cancellando e utilizzando un normografo.
Spiega, poi, in maniera alquanto impressionante, che è stato il divano la vera trappola dell’assassino: Antonina si è ritrovata seduta assieme all’aggressore, a destra aveva il bracciolo, a sinistra l’omicida, inoltre il divano largo e morbido è divenuto una specie di gabbia perché non potendo usare le mani per poggiarsi non è riuscita ad alzarsi e scappare.
La riapertura delle indagini sul marito
Il caso è rimasto latente per anni ma nel 2006 le indagini si sono riaperte proprio grazie alla lettura da parte del PM Salvatore Faro del saggio di Lucarelli dedicato alla sua trasmissione: questo procuratore si è accorto di un piccolo dettaglio che era sfuggito ai più ossia che, alla base del divano, Antonina aveva tracciato le lettere “ENZ” con il sangue e questo ovviamente causò il coinvolgimento subitaneo del marito VincENZo Morici.
Nel frattempo, lo scaltro medico aveva iniziato una relazione con un’altra donna dalla quale aveva avuto anche un figlio: per lui l’omicidio di sua moglie era una faccenda morta e sepolta da anni, peccato, però, che gli inquirenti avevano trovato anche un bel movente, cioè la relazione extraconiugale che l’uomo aveva ai tempi del delitto.
Tutto molto bello e anche molto giusto secondo me ma si risolse in un nulla di fatto: il marito si è fatto qualche mese di galera piangendo la sua innocenza e, poi, l’impianto accusatorio è caduto, si è proprio sciolto come neve al sole.
Le mie conclusioni
Ora, io penso solo una cosa: Antonina da donna elegante e prudente com’era non avrebbe mai aperto ad uno sconosciuto di notte in vestaglia da camera, quindi, il suo assassino lo conosceva e lo conosceva pure bene.
Il fatto, poi, che il marito abbia cercato di depistare le indagini con la storia della carta telefonica e della lettera anonima a me ha sempre fatto pensare che il colpevole fosse lui.
Ok, è tornato a casa alle 23:30 ma le perizie hanno dimostrato che le 26 coltellate sono state date nell’arco di 5-10 minuti, quindi, avrebbe avuto il tempo di uccidere e, poi, inscenare il drammatico ritrovamento. Per non parlare del fatto che il collega che lo aveva accompagnato quel giorno durante le visite a Nicosia, e che Vincenzo aveva lasciato ad Agira, ha cambiato più volte l’orario in cui si erano separati, dando adito a parecchi dubbi.
Quindi, le chiacchiere stanno a zero: o è stato il marito (nel qual caso complimenti per tempismo e doti attoriali) oppure il marito ha assoldato un killer dandogli le chiavi dell’appartamento di Via Rosso di San Secondo.
Quello che mi stupisce sempre di questi casi irrisolti è la loro poca logicità: in una faccenda del genere è normale rendersi conto che il colpevole può essere uno e soltanto uno, come, ad esempio, nei delitti della camera chiusa, ma non si seguono mai le piste giuste oppure si seguono con poca convinzione.
Nella puntata, Lucarelli compara la storia di Antonina Falcidia con un giallo di Agatha Christie e ne ha ben ragione: gli elementi ci sono tutti, il marito infedele, il maggiordomo, una città misteriosa e bellissima come Catania, l’ambiente ricco e alto-borghese…però, a furia di trovare somiglianze con la letteratura, i casi sanguinari raccontati perdono la loro veridicità e l’immane tragedia che trascinano con sè.
Un libro si chiude e finisce la storia, mentre la vicenda di Antonia Falcidia non avrà mai fine perchè i colpevoli reali non sono stati assicurati alla giustizia e, probabilmente, visto che sono passati quasi 30 anni dall’evento, ciò non accadrà più.
Per conoscere altre crime stories, visita la sezione del sito dedicata ai casi di cronaca nera!