Non sono una fan di Roberto Saviano che, anzi, ho trovato spesso fazioso, ipocrita, dedito in maniera acritica al politically correct e alla cultura del perbenismo, proprio per questo mi sono tenuta alla larga dalle sue trasmissioni e dai suoi libri che ho sempre considerato insopportabili per il suo tono saccente.

Quando, però, ho visto che nella piattaforma Audible era uscito un podcast in 10 episodi dedicato al MaxiProcesso alla mafia tenutosi a Palermo alla fine degli anni ’80 e protrattosi nei tre gradi di giudizio fino al ’92, mi sono detta: questa è la tua occasione per conoscere in maniera approfondita cosa abbia rappresentato la lotta a Cosa Nostra dalle sue origini fino all’epilogo.

podcast saviano

Ed è proprio per questo che ho iniziato subito ad ascoltarlo: il podcast prende avvio dalle origini della mafia, quando ancora non era considerata una vera e propria associazione a delinquere coesa e la magistratura riteneva si trattasse solo di qualche episodio isolato derivante dal vecchio brigantaggio.

In questo, la figura del magistrato Rocco Chinnici è stata fondamentale per iniziare a pensare al problema mafioso come qualcosa di tentacolare, unificato, diramato in ogni città della Sicilia e non solo, dilagante in tutte le sue ramificazioni tra usura, narcotraffico, prostituzione, commercio di armi.

Rocco Chinnici ovviamente venne assassinato ma la sua eredità venne affidata a due uomini che hanno lasciato il segno nel nostro paese ma soprattutto hanno impresso la loro onesta impronta sulla lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Saviano racconta, infatti, che sono stati proprio loro i due giudici istruttori che hanno, partendo da zero, sviluppato l’impianto accusatorio per il maxi processo riuscendo nell’impresa di far parlare il testimone chiave dell’intero dibattimento, ossia, Tommaso Buscetta.

Il podcast riporta anche particolari inediti e curiosità che non si trovano facilmente in rete, come ad esempio il fatto che Buscetta si fosse, grazie alla chirurgia plastica, ricostruito un volto nuovo irriconoscibile a quanti gli davano la caccia.

maxi processo mafia

Il maxi processo viene alla luce anche grazie alla caparbietà dei PM, giudici, magistrati che hanno voluto imporre la giustizia sul marciume di Cosa Nostra: 475 imputati, più di 200 avvocati e un esubero di giudici in quanto se uno fosse stato assassinato il processo non si sarebbe fermato perché sarebbe stato pronto un sostituto.

L’episodio che forse mi ha colpito di più è stato quello che racconta l’epopea dei Corleonesi: guidati da Toto Riina, questo gruppo di contadini, caprai, senza cultura ha saputo imporsi su tutte le famiglie mafiose attraverso lo spargimento di sangue e lo stragismo. Qualsiasi intoppo, qualsiasi personaggio intralciasse la scalata al potere dei Corleonesi veniva ucciso e sciolto nell’acido oppure semplicemente freddato con dei colpi di lupara bianca. La quantità di sangue che hanno saputo spargere i Corleonesi non ha eguali nella storia del nostro paese.

A questo clan, si riconduce anche l’episodio sui cimiteri di mafia: quando i pentiti cominciarono a parlare e a confermare tutti gli omicidi commessi, i giudici istruttori si chiesero dove fossero finiti i corpi.

Servì un elicottero per sorvolare tutta l’area geografica della Sicilia per indicare le zone dove le vittime erano state seppellite, sciolte oppure fatte a pezzi e nascoste in pozzi. Questo rende la zona di Palermo, Corleone e altre città limitrofe un vero e proprio campo santo all’aria aperta.

Dopo questo MaxiProcesso tutto è cambiato: le conseguenze sono state devastanti e hanno causato una vendetta sanguinosa da parte di Cosa Nostra. Ne sono un esempio gli attentati a Falcone e Borsellino ma anche molte altre uccisioni ritorsive ma ciò che è cambiato per sempre è stata la risposta della società. Prima una parte dell’opinione pubblica faticava a schierarsi, dopo il lungo processo non ci sono stati più dubbi: sono nati comitati di lotta alla mafia e si può affermare che il diritto, la giustizia hanno vinto su tutta la linea.

Il podcast racchiude momenti di grande pathos perché ci permette di conoscere nel profondo, anche dal punto di vista privato, i personaggi della storia: empatizziamo con i giudici chiusi in camera di consiglio per 35 giorni prima di emettere la sentenza, scopriamo i loro hobby, la loro ironia intelligente ma soprattutto veniamo a conoscenza delle loro lotte interne, lotte con la coscienza, con la paura di essere ammazzati ma sempre pronti a servire il paese e a veder trionfare il Bene sul Male.

falcone e borsellino

Consiglio veramente a tutti l’ascolto di MAXI non solo per conoscere un pezzo fondamentale di storia dell’Italia, un periodo che, magari, i giovani non conoscono e i più anziani hanno dimenticato, non solo per prendere coscienza di cosa abbia significato Cosa Nostra ma, soprattutto, per comprendere che quando la giustizia vuole esserci, c’è e si pone come punto di riferimento dei cittadini, di chi ha perso, di chi non ha mai smesso di lottare per la verità.

Scheda Podcast

Episodi:

  • Le origini della lotta alla mafia
  • Tommaso Buscetta: il pentito che cambia tutto
  • Il clan vincente: geografia dei Corleonesi
  • La figura di Michele Greco: il papa di Cosa Nostra
  • Il narcotraffico e la mafia: Koh Bah Kim
  • Salvatore Contorno: il secondo pentito del MaxiProcesso
  • Il sangue della mafia e i suoi cimiteri
  • La sentenza di primo grado
  • Il secondo grado di giudizio e la sentenza di Cassazione
  • Le conseguenze del MaxiProcesso

Scritto da Roberto Saviano in collaborazione con Massimiliano Coccia

Interpretato da Roberto Saviano

Tema musicale: Fulminacci

Illustrazione di copertina: Maccox

Materiali audio originali: Radio Radicale

VOTO: 5/5