Nella giornata contro la violenza sulle donne mi è capitato di assistere ad un film sulla vita di Lucia Annibali, tristemente nota alle cronache per essere stata sfigurata con l’acido da un uomo/mostro, tale Luca Varani (non mi va per niente di scrivere ex fidanzato o similia).
Sono un po’ in ritardo rispetto agli eventi ma ho dovuto pensare un po’ prima di avere qualcosa da dire.
Il film è scadente, la Capotondi non riesce a mettere in risalto nessun aspetto psicologico della protagonista e le scene, assieme ai dialoghi, si svolgono piatte, monotone, senza il minimo pathos.
Ecco, non avrei celebrato così una giornata tanto importante se fossi stata una dirigente Rai.
Non è un film che insegna niente, ci si alza dal divano, dopo averlo visto, e si pensa: “Ma perchè diavolo tutto questo?”
Ti restano tutte le domande e tutte le stupide convinzioni.
Molto più istruttiva l’intervista di Franca Leosini a Luca Varani: in quel faccia a faccia emerge la potenza dell’auto-giustificazione maschile, la lotta intestina dentro ognuno di noi tra un “se l’è cercata” e un “lui è solo psicopatico”.
Quest’anno me ne sono fregata delle frasi ovvie da mettere in bacheca, della serie “L’amore non fa male”. Ogni anno scrivevo scempiaggini a cui, alla fine, non crede nessuno, soprattutto le donne.
La verità è che certe volte la sofferenza può creare dipendenza, lo so io più di tutti.
Certe volte, al termine di una voragine, di un burrone si sta comodi.
La verità è che non bisognerebbe tentare né credere di amare quando non si è in grado di amare noi stessi.
E chi si ama non si lascia picchiare, offendere, insultare, violentare, molestare.
Chi si ama vuole essere felice.
Detto questo, voglio dire di ammirare molto Lucia Annibali.
Penso che sia una leonessa e non meritasse un tributo cinematografico così meschino.
C’est tout.