Il caro Jean-Paul Sartre era un gran simpaticone. Lo studiai al Liceo e mi rimane in mente tutt’ora la frase riportata nel mio libro di filosofia: “Non esistono bambini innocenti”. Per Sartre eravamo tutti colpevoli, anche in culla. L’unica salvezza era la scelta, cosa a cui non potevamo sottrarci.

Ecco, vi ho riportato indietro ai miei studi filosofici per farvi capire come parlare di “innocenza” e di “colpevolezza” sia una semplice questione filosofica. Tutti innocenti fino a prova contraria, così funziona in Italia, no?

Non sempre, non troppo spesso.

Esistono processi meramente indiziari che non solo dividono l’opinione pubblica ma radicano in noi il dubbio, in questo caso sto parlando del delitto di Avetrana, feroce omicidio in cui perse la vita la quindicenne Sarah Scazzi e tornato alla ribalta delle cronache dopo 8 lunghi anni, ma forse mai dimenticato dal pubblico, grazie all’intervista svolta da Franca Leosini nel carcere di Taranto alle ergastolane Sabrina e Cosima Misseri.

Parlo da Leosiner, ergo, sarò soggettiva, di parte e anche molto ingiusta forse per alcuni di voi: ho conosciuto il lavoro di Franca, la mia Franca, molti anni fa, dopo aver recuperato tutte le puntate di Storie Maledette, programma che ha avuto una lunga fortuna e una lontana genesi, ho imparato a memoria le mie puntate preferite, ascoltato la sua voce, il tono sempre garbato, questa voce che mi ha accompagnato nelle notti insonni, questo suo modo di indagare che io definirei delicato e preciso insieme, il periodare quasi solfeggiato come una poesia che accompagna il racconto di atroci delitti.

La dea Leosini con Sabrina e Cosima ha raggiunto l’apice: un’intervista sentita ma professionale, costellata da divertenti definizioni (vedi alla voce “babbalona”) e da quell’instancabile e sano desiderio di far sentire la voce di chi non è più ascoltato perché ormai condannato, ormai inabissato nell’ergastolo.

Non credo ad una parola sola di quello che Cosima e Sabrina dicono.

sabrina misseri di Avetrana

Per quanto mi riguarda sono colpevoli e la loro posizione peggiora per la futilità delle loro motivazioni, per aver usato la violenza e non la parola, per aver distrutto una vita che, in barba a ciò che dice Sartre, colpe non ne aveva se non quella, forse, di essere troppo giovane, troppo immatura.

Sarah forse non era un angelo biondo, Sabrina, forse, non è la cugina racchia e gelosa, Cosima sicuramente non è la madre con mentalità del 3000 dopo cristo come ha ben pensato di farci credere durante l’intervista, ma forse non è nemmeno la cerbera moglie di un marito sottomesso e puerile.

In questo ballo di sospetti, indizi, prove no, a quanto pare, in questo girotondo di figure disegnate dai media come oscure e calcolatrici e mostrate dalla Leosini come semplici persone, io dico, come ho sempre predicato, che Male e Bene si mescolano sempre assieme e, a volte, vittima e carnefice possono plasmarsi nella stessa persona.

Non per questo Sarah non merita giustizia, anche se non esiste giustizia che ci rimetta in pari con la morte.

Qualcuno ha detto che la Leosini dà umanità a degli assassini spregiudicati oppure qualcun altro dice che dà voce a chi professandosi innocente non lo è in maniera lampante risvegliando il dolore nella famiglia delle vittime.

Io, invece, dico che la Leosini restituisce l’umanità che giornali, televisioni e Internet tolgono ai colpevoli e lo fa giustamente, in una maniera mirabile ed elegante, offrendo una visione corretta delle vicende, una visione oggettiva.

Tante volte la Leosini ha intervistato anche colpevoli che avevano ammesso il delitto (vedetevi la storia maledetta di Elia Del Grande): atroci assassini che, però, il carcere aveva cambiato, che la vita stessa aveva trasformato portandoli a pentirsi amaramente dei loro gesti.

Franca Leosini

Questo è sicuramente educativo: ci sono errori che si pagano e costano caro ma non per questo si smette di essere donne e uomini, insomma, esseri umani.

E a tutti gli esseri umani va concessa una chance, la Leosini con il suo lavoro meraviglioso e meticoloso non concede l’autogiustificazione bensì la possibilità di ritornare ad essere considerati essere umani, con pregi, difetti, colpe, condanne ma pur sempre uomini e donne meritevoli di comprensione.

Chissà cosa ne avrebbe pensato Sartre….