“Fiori per Algernon” è da tutti considerato un grande capolavoro della narrativa d’anticipazione: nato come breve racconto, è stato poi ampliato e fatto diventare un vero e proprio romanzo dall’autore che ha riscosso fin da subito un grande successo di critica e vendite.

La storia è semplice: Charlie Gordon è un ritardato mentale che all’età di 31 anni lavora in una panetteria dove è stato assunto per pietà dal titolare, per evitargli l’esilio nella clinica per disabili Warren.

Daniel Keyes

Charlie, però, ha una grande voglia di imparare e di migliorarsi e decide di sottoporsi ad un intervento chirurgico che lo porterà a diventare intelligentissimo. Un intervento rischioso che è già stato praticato ad un topo di nome Algernon che ora è capace di risolvere enigmi e di superare con efficacia dei labirinti per trovare il cibo, offerto come ricompensa agli sforzi.

Dapprima, appena dopo l’intervento, a Charlie non succede niente: continua a scrivere i suoi rapporti sui progressi colmi di errori grammaticali, continua a non ricordare le cose e ad avere addirittura difficoltà di deambulazione ma, poco a poco, il ragazzo diventa un genio.

Seguito dal dottor Nemur e dal dottor Strauss che lo accompagnano in questo percorso difficile alla conquista di un QI superiore alla media, Charlie inizia a ragionare sul suo passato: ricorda pian piano tutto, la volontà ferrea della madre di farlo guarire dalla sua patologia affinchè diventasse come tutti gli altri e non dovesse sempre vergognarsi di lui, il rapporto difficile con la sorella Norma che non lo aveva mai accettato, le prese in giro, i soprusi di coloro che credeva amici e che, invece, lo trattavano solo come uno zimbello da torturare e denigrare.

Da genio, Charlie si rende anche conto che quegli stessi professori dell’Università che considerava menti superiori, in realtà, hanno una cultura circoscritta al loro ambito di azione.

Topolino

Superiore a tutti, solo come non mai, Charlie si rende conto che la vita da ritardato era molto preferibile a quella di genio ma, allo stesso tempo, ora che ha toccato con mano la cultura, ora che sa leggere e scrivere perfettaamente e che conosce più lingue  e tematiche di qualsiasi altro essere umano, non vuole lasciare andare la sua nuova condizione.

Man mano che i mesi passano, però, Algernon inizia a rifiutare di svolgere il percorso dei labirinti e, tra crisi di rabbia, comincia anche a diventare letargico e a non dimostrare più nessun tipo di intelligenza fuori dal comune.

Charlie si rende conto, con uno studio approfondito, che l’intervento svolto dal professor Nemur è essenzialmente fallace e dapprima porta ad un esponenziale aumento del QI ma, in seguito, torna la regressione allo stadio iniziale, inevitabile e drammatica.

Non posso nemmeno spiegarvi il magone che ho provato leggendo questo romanzo: mi sono chiesta più volte cosa significherebbe per me diventare un genio e, poi, regredire allo stadio di ritardata mentale, mi sono chiesta cosa abbia significato per Charlie poter amare ed essere amato dalla sua insegnante (Alice Kinnian), salvo, poi, sapere che quell’amore così complesso e puro non sarebbe potuto durare.

Spero che Charlie non ricordasse il mondo com’era quando era un genio, spero che la regressione abbia comportato la perdita della memoria di un prima perduto, durato solo qualche mese, in cui Charlie ha fatto esperienza della vita ed è stato, per la prima volta in vita sua, trattato da essere umano.

Probabilmente questo romanzo voleva essere una critica al progresso in campo medico che comporta una disumanizzazione delle persone e anche una feroce filippica nei confronti di coloro che ritengono che l’intelligenza, la genialità siano gli unici parametri per definire un essere umano.

In realtà, sono d’accordo con Keyes: non credo che l’intelligenza sia un indicatore di umanità e, anzi, Charlie era molto più empatico e gentile da “stupido” piuttosto che da genio, nonostante questo continuo a pensare che la vita con un QI abbastanza alto sia da un lato più difficile ma dall’altro molto più piena e soddisfacente.

labirinto

E sicuramente farei anche io qualsiasi cosa per diventare più intelligente e migliorare come persona.

La tragedia sta nel regredire: tornare indietro quando hai assaggiato il nettare della conoscenza, quando hai amato, hai potuto essere trattato da pari e non compatito.

Eppure il vero Charlie era sempre in agguato all’interno del Charlie genio: come se la nostra vera natura, il nostro destino non potesse essere spazzato via da nessun tipo di innovativo intervento chirurgico; forse è una teoria un po’ azzardata ma credo che l’autore volesse dirci che è meglio accettarsi per ciò che si è e vivere la vita più dignitosamente possibile con i nostri strumenti.

Insegnamenti importanti in un libro che non è la solita sciocca e inverosimile storia di fantascienza ma che fa pensare davvero e anche piangere (MOLTO!).

Scheda libro

Titolo: Fiori per Algernon

Titolo originale: Flowers for Algernon

Autore: Daniel Keyes

Anno di pubblicazione: 1959

Casa editrice: TEA

Numero pagine: 314

Voto finale: 4/5